Molti dei disturbi dell’età evolutiva coinvolgono anche le funzioni visive.
In alcuni casi, invece, alcuni disturbi percettivi specifici producono una serie di risposte da parte del bambino che simulano problematiche ben più gravi.
È questo il caso di un bimbo di 3 anni, visitato alcuni mesi fa.
Il bambino aveva avuto una diagnosi di disturbo generalizzato dello sviluppo. Mostrava tutte le caratteristiche tipiche, dalle stereotipie dei movimenti delle dita davanti agli occhi, una modalità di esplorazione dell’ambiente molto rigida, la gestione degli oggetti che manipolava portandoli a pochi centimetri dal viso ruotandoli continuamente.
La sua motricità globale era inaccurata e inoltre non mostrava attenzione per le persone, evitando di guardarle in viso.
Il bambino non aveva mai fatto una visita oculistica completa perchè, come riferivano i genitori, diventava assolutamente ingestibile quando si avvicinavano per instillargli il collirio necessario per l’esame.
Il bambino faceva terapia neuropsicomotoria e nel tempo venne preso in carico da una nuova terapista. Lei cominciò a notare alcuni segnali che non la convincevano del tutto. Inoltre, avendo lavorato sempre anche integrando il canale visivo, mi chiese una consulenza per valutare le abilità oculomotorie di base, inseguimenti e saccadi, fissazione, focalizzazione e tutte le altre competenze percettive.
L’incontro col bambino
Andai a visitarlo nel centro in cui era seguito, in un ambiente familiare e rassicurante, per ridurre le reazioni oppositive. Rimasi con lui e la terapista in stanza per parecchi minuti, solo ad osservarlo. Dopo un po’ di tempo cominciai a fare le prime prove non strutturate. Provai quindi a fare un esame oggettivo per valutare un eventuale difetto di vista. Questo test, detto schiascopia, non è totalmente attendibile nei bambini se non viene bloccata l’accomodazione con il famoso collirio. Fatta in quel modo poteva dare solo delle indicazioni di massima. All’inizio pensai di non essere riuscito a vedere bene, poi che il bambino avesse degli spasmi accomodativi. Ma ogni volta che ripetevo la prova, in varie posizioni, illuminazione, e mentre il bambino faceva varie attività, il risultato era sempre le stesso. Il bambino presentava un’elevata miopia circa 8 diottrie in un occhio e 10 nell’altro.
Ciò significava che il suo punto di visione nitida era a circa 12 cm; tutto ciò che era posto ad una distanza superiore era percepito in maniera confusa e indistinta.
Gli occhiali, una finestra sul mondo
A questo punto sospesi la valutazione e informai i genitori della necessità di fare un completo esame oculistico con urgenza, cosa che fecero nel breve tempo. In realtà ne fecero più di una in quanto non riuscivano a credere a ciò che veniva detto loro. Ma finalmente si giunse alla prescrizione dell’occhiale che il bambino accettò quasi subito.
Dopo qualche mese la terapista mi chiamò dicendo che il bambino aveva modificato drasticamente il suo comportamento e faceva grossi miglioramenti giorno dopo giorno.
Quei primi tre anni di sostanziale deprivazione visiva avevano ritardato l’acquisizione di tutte le tappe di maturazione motoria, cognitiva, percettiva.
Ma almeno il percorso è cominciato e vedremo nel tempo cosa accadrà ora che il bambino ha aperto una nuova finestra sul mondo.